IL SANCINA E IL REALISMO LIRICO

Giuseppe Brambilla detto il “Sancina” , fa parte della corrente pittorica denominata realismo lirico.

Così come per Carlo Carrà uno dei primi pittori degli anni ’20 di questo filone, il “Sancina” coglie gli aspetti qualificanti del reale fatto da aspetti esteriori e li collega a una realtà interiore fatta di ricordi, emozioni, sentimenti.

Si tratta di un realismo non fatto di aspetti evocanti un impegno sociale e politico, ma di un realismo in cui l’uomo è coinvolto nella contemplazione della natura nella sua bellezza e forza interiore, mediante la quale il “Sancina” esprime e riflette su aspetti gioiosi e tragici del vivere.

Inoltre, le opere del “Sancina” contengono sul piano stilistico elementi impregnati di un post-impressionismo alla maniera di Cézanne (vedi “Il lago di Annecy”- Londra, Courtald Institute Galleries).

Mentre, in Cèzanne la dimensione spaziale delle sue opere è data dal mosaico di pennellate incrociate, in cui si intravedono varie situazioni prospettiche, in alcune opere del “Sancina” questa tecnica è presente, ma la prospettiva è chiara, unica ed attira lo spettatore all’interno del dipinto; in seguito l’occhio si perde in uno spazio infinito.

Infatti, molto spesso soggetti o oggetti nel dipinto fanno in genere da contorno per una seconda cornice che apre allo sfondo a un paesaggio naturale, dato da un manto di fiori con una formazione a collinette ondulate, che aumentano la dimensione di profondità e di prospettiva e offrendo una forte immagine di questo “perdersi” in una dimensione irreale, quasi che l’artista voglia indicare all’uomo il percorso verso l’Eden (il giardino del Paradiso).

Quando invece l’opera del “Sancina” non ritrae paesaggi, ma una singola situazione, la dimensione di “infinito” si ravvisa dall’atmosfera leggera, surreale e metafisica generata per esempio da soggetti quali donne nude che entrano in punta di piedi e all’esterno rispetto al soggetto principale, che resta la natura con tutta la sua dimensione sacrale, quale diretta emanazione del divino. Gli aspetti cromatici di questi personaggi non si discostano essenzialmente da quelli della natura; resta questo un monito per l’uomo ad averne rispetto e cercarne la sintonia.

All’interno di questa visione surreale, che genera a volte meraviglia e a volte stupore, i toni forti di colore e le pennellate incrociate che animano la scena di alcuni dipinti lasciano intravedere spazi, oggetti, sfondi, il tutto in un dinamismo e spettacolo vibrante, che muove sentimenti ed emozioni nello spettatore.

In alcune altre opere il “Sancina”, adotta tonalità di colore sfumate, ma molto luminose, con molte varietà cromatiche, che indicano paesaggi o soggetti naturali molto vitali, inducendo nello spettatore sentimenti di gioiosa serenità, molto diversi da opere in cui i toni cupi con sfumature verde e blu scuro di cavalli in corsa, stanno indicare quasi una fuga dalla realtà, suscitando sentimenti a volte di paura e a volte di angoscia per qualcosa che sta per avvenire.

Un’ altra caratteristica stilistica significativa della sua recente opera è data dal modo sapiente e rigoroso di come egli riesce a creare luce crepuscolare o delle prime ore del giorno, che si riflette sull’ambiente, in special modo sulle folte chiome degli alberi e su tutto il paesaggio circostante; è una luce soffusa ed evanescente dai toni delicati, che si amalgama al cromatismo degli oggetti e soggetti della scena pittorica, al punto da offrire spunti di fervida immaginazione metafisica.

In questi dipinti, il “Sancina”, pur non allontanandosi dal realismo lirico, prende spunto da modelli della tradizione classica e realizza nei dipinti un equilibrio tra forma e trattazione del colore (vedi il dipinto “Viaggio crepuscolare”), offrendoci così opere di rara bellezza estetica, generanti intense, ma serene emozioni.

Graziano Venturini